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Donne e coronavirus
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18.11.2020

Donne e coronavirus

LA CHIUSURA DELLE STRUTTURE DI ASSISTENZA E FORMAZIONE PORTA CON SÉ VASTE CONSEGUENZE –

le donne chiedono la riapertura delle strutture di assistenza alla prima infanzia e degli istituti d’istruzione e formazione

Già prima della comparsa del Covid la conciliazione familiare e professionale non era compito semplice. Le molte dimissioni entro il primo anno di vita del bambino, l’aumento del precariato tra le donne, l’esiguo congedo parentale dei padri e la distribuzione disuguale dei lavori di casa, assistenza e cura hanno caratterizzato lo squilibrio tra i sessi. Il Coronavirus ha aggravato questo squilibrio. La situazione è peggiorata con la chiusura delle strutture di assistenza all’infanzia e delle scuole, inizialmente per una settimana, disposta con l’ordinanza urgente del Presidente delle Provincia n. 68/2020 del 12/11/2020. Le più importanti associazioni femminili e per la famiglia chiedono la riapertura immediata, seguendo l’esempio austriaco.

L’attuale pandemia da Covid-19 ci ha portati ad uno stato di emergenza che ora più che mai mette chiaramente in luce le disuguaglianze esistenti. Sono già stati condotti dei primi studi sulle conseguenze per i gruppi interessati. Da questi si evince, che nella pianificazione di misure per mitigare le conseguenze della crisi, le donne sono state prese poco in considerazione, nonostante i loro risultati nel lavoro in ambito familiare e in quello retributivo. Il calcolo è semplice: secondo l’istituto nazionale di statistica ISTAT, le donne prima della comparsa della pandemia svolgevano in media 5 ore e 39 minuti di lavoro domestico giornaliero rispetto alle 2 ore e 16 minuti degli uomini. Con la crisi epidemiologica è aumentato in modo significativo il doppio onere per le donne. Nella sua relazione annuale l’ISTAT conferma il crescente divario nel lavoro familiare tra i sessi.

La conferma arriva anche dallo studio di IPSOS We World: il 60% delle donne italiane dichiara di essere stato le sole responsabili della cura dei figli e dell’assistenza a familiari bisognosi di cure durante la pandemia - questo in aggiunta ai loro obblighi lavorativi. Nel caso delle donne di età compresa tra i 31 e i 50 anni, ben il 71% dichiara di svolgere da sola il lavoro familiare. Da notare che questa è la fascia di età con la più alta percentuale di bambini piccoli. La chiusura delle strutture di assistenza alla prima infanzia e di istruzione ha notevolmente peggiorato le circostanze di queste donne, spesso anche lavoratrici, lasciate sole nell’organizzazione. Molte donne si sentono arrivate al limite e le conseguenze a lungo termine per la loro salute, l’occupazione femminile e la situazione previdenziale non sono ancora visibili. Tuttavia, i mesi di isolamento e le successive restrizioni non hanno avuto un impatto significativo solo sulle donne, ma anche sui bambini e sui giovani, sugli anziani e su tutta la famiglia. Anche qui sono disponibili i primi studi che mettono in guardia rispetto ad una nuova chiusura e quindi all’isolamento di bambini e ragazzi.

Il numero crescente di abbandoni scolastici dimostra già oggi l’importante ruolo che svolge la scuola nella motivazione e nella formazione di ragazze e ragazzi. Senza formazione questi giovani non avranno vita facile e rischiano di doversi accontentare di lavoretti precari, con tutte le conseguenze che questo comporta. Anche per bambine, bambini e adolescenti con bisogni speciali la chiusura delle scuole significa isolamento e distacco, per loro e per le loro famiglie. La rinnovata chiusura dei servizi di assistenza e istruzione, ad eccezione di un servizio di emergenza ed inizialmente limitato ad una sola settimana, è stata appresa con preoccupazione dalle associazioni femminili. Una chiusura prolungata renderebbe intollerabili le conseguenze negativi già esistenti per genitori, bambini, giovani e famiglie. Questo anche perché l’attività economica è possibile solo se sono garantite le misure di assistenza e di educazione.

Per questo motivo le associazioni che firmano questo documento chiedono di essere ascoltate dalla Giunta provinciale e chiedono l’immediata attuazione dei seguenti punti:

  • Apertura delle strutture di prima infanzia e delle scuole per garantire le lezioni in presenza
  • Prestare particolare attenzione ai bambini e ai giovani vulnerabili
  • Aumentare i mezzi di trasporto per studentesse, studenti, lavoratrici e lavoratori
  • Assicurarsi che vengano rafforzati servizi per attenuare le conseguenze psicologiche per i bambini e i giovani
  • Effettuare lavoro di prevenzione per evitare l’abbandono scolastico
  • Attuare una politica di crisi sensibile alle questi di genere

Le organizzazioni firmatarie:
Commissione provinciale per le pari opportunità per le donne
Consigliera di parità
Katholische Frauenbewegung
KVW Donne
Associazione delle Donne Coltivatrici Sudtirolesi
Associazione Wnet
Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile
Alleanza per le famiglie
KFS – Katholischer Familienverband Südtirol

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